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Aggiornamento
(01 Gennaio  2018)

Benvenuti nel sito di Don Mario!

Avvento 2017
«Se tu squarciassi i cieli e scendessi!»

«Se tu squarciassi i cieli e scendessi!»

 Il lamento straziante sale dalla bocca del profeta Isaia, in esilio in Babilonia dopo la durissima sconfitta contro Nabucodonosor.

Nessuna speranza all’orizzonte, nessuna possibilità di riscatto, solo l’amarezza dell’esilio e della schiavitù.

Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Un grido che ancora sale da questa terra d’esilio in cui siamo. No, non sono le lamentazioni insopportabili dei lamentosi di turno, quelli che hanno colpevolmente taciuto mentre depredavano la nostra piccola italietta.

E nemmeno le urla sguaiate dei politici ai talk-show, sempre in prima fila nell’accusare gli avversari, senza pudore, senza un adulto che abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. È il grido di chi vede il mondo disgregarsi attorno a sé. Simile, molto simile, al tempo in cui viviamo. In cui qualcuno pensa di rendere un favore a Dio sgozzando le persone.

In cui l’interesse di pochissimi ha mandato sul lastrico la maggioranza. In cui nessuno sembra avere le soluzioni. In un lugubre dissolversi della scena di questo mondo. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! E così accade. Dio ha squarciato il cielo ed è sceso.

Dio squarcia il cielo e continua a scendere. Instancabile salvatore, plasma il cuore degli uomini che lo invocano, come fa il vasaio con la creta. E l’Avvento è il tempo in cui accorgerci delle mani di Dio che ci stringono, ci abbracciano, ci plasmano, in cui percepire il calore, il vigore, la carezza delle mani di Dio che ogni giorno, in una creazione instancabile, ci plasma e ci dà forma; che non ci butta mai via, se il nostro vaso riesce male, ma ci rimette di nuovo sul tornio del vasaio.

Questo è un tempo liturgico straordinario, di attesa, di crescente gioia, di desiderio che trova il suo spazio. O una ulteriore occasione di sofferenza. O di perdita di tempo. O di pagliacciate. Viviamo in un perenne stato di coma interiore, tutti travolti dalle cose da fare, dai problemi da risolvere. Il nostro mondo ci restituisce una quotidianità delirante, con ritmi insostenibili.

La tecnologia, che ha velocizzato e semplificato le relazioni in teoria, in realtà le ha fatte implodere. Sono sempre più stranito, quando viaggio in metropolitana o cammino per le strade di Roma, vedere centinaia di persone chattare, ascoltare musica, relazionarsi… con i cellulari, mentre le persone e la vita reali sono lì, sedute accanto a loro.

Mi ribello a questo mondo, non voglio che uno strumento diventi un fine. Voglio vivere. Vivere densamente, vivere da vivo. E per farlo devo svegliarmi! Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Dio i cieli li ha squarciati a Betlemme, facendo scendere tra noi il Figlio.

Adesso noi dobbiamo squarciare la nostra vita e la nostra storia, segnalando a tutti con la nostra vita vigilante, che egli viene sempre, in qualsiasi ora: “alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino”.

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