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(01 Settembre 2012)

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Un ricordo personale del Cardinale Carlo Maria Martini

"L'ALTRA FACCIA DELLA CHIESA:
IL BIBLISTA CHE PARLAVA ALLA GENTE"

 
Questa definizione è molto mirata. E' l'ultima parte del suo magistero. Ma questa volta dalla parte della gente mettendosi lui stesso sotto la lente della Parola di Dio e condividendo con tutti, credenti e non credenti, il senso di mistero e di interrogazione di questo evento del "congedo".
E si è messo da questa parte: di immedesimarsi con l'ascoltatore che si trova nella condizione di dover decidere il peso, il succo di questa Parola per la vita di un uomo proprio confrontandosi col mistero dell'ultimo silenzio, dell'ammutolimento, dello svanire della presenza viva.
Mi sembra che questo magistero è continuato in questa forma, con questa semplicità a volte persino acuminata che però tutti hanno percepito come una specie di completamento di quel magistero, cioè dopo aver tante volte spiegato la Parola di Dio, in modo comprensibile alla gente, ora si è messo dalla parte dell'ascoltatore e di quello che con questa Parola deve fare i conti esponendole semplicemente, nudamente la vita che va verso il suo congedo, il suo piccolo lumicino ultimo nel quale ciascuno di noi alla fine si riconosce come di fronte al grande interrogativo della sua esistenza.
La sua eredità spirituale è nell'averci restituito, nell'aver cercato di diffondere nella Chiesa lo spirito della "passività" cristiana che è una componente essenziale della fede. Cioè la parte dell'anima cristiana che all'ultimo sa di dover fare tutti gli sforzi, di dover mettere in campo tutte le passioni, ma deve sempre conservare in fondo il senso del lasciarsi guidare da Dio, lasciarsi interpellare da Dio, dall'ascoltare Dio, del chiedere a Dio di farsi strada attraverso la nostra disposizione, affermare la nostra foga, di occupare lo spazio e il tempo dell'evangelizzazione e della Chiesa saturandolo di tutte le nostre parole, di tutte le nostre azioni. Questo senso della "passività" buona gli veniva forse dalla spiritualità nella quale è stato formato e che è riuscito a tradurre in una lezione generale su una dimensione della fede che ci è particolarmente urgente e necessaria oggi e cioè il momento nel quale la fede afferma che alla fine è quello che si riceve da Dio, che dà sostanza a quello che diamo e offriamo a Lui e ai nostri fratelli.
Grazie carissimo cardinale Martini per aver insegnato, in un costante dialogo a credenti e non, l'unicità di Dio, di avere proclamato Cristo e Cristo crocifisso, nonostante l'esistenza di molteplici confessioni religiose e che alla fine ogni strada del pensiero umano conduce sempre a Dio.
 
Monreale, 31.08.2012
 
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